Laverda 1000 V6
Progettata nel 1977 dall'ingegner Alfieri (ex Maserati) per correre nelle gare di Endurance, era dotata di un V6 1000cc di 90° con raffreddamento a liquido e distrubuzione bialbero a catena, che svolgeva, assieme al telaio tubolare in cromo molibdeno in cui era inserito traversalmente, una funzione portante.
L'intento dei progettisti era quello di una soluzione modulare: dal V6 sarebbero dovuti derivare altri motori a V, a due e quattro cilindri, mai realizzati.
I 140 cv a 10.000 giri del potentissimo V6 erano trasferiti alla ruota posteriore da un cambio a 5 marce e da una trasmissione a cardano.
L'intento dei progettisti era quello di una soluzione modulare: dal V6 sarebbero dovuti derivare altri motori a V, a due e quattro cilindri, mai realizzati.
I 140 cv a 10.000 giri del potentissimo V6 erano trasferiti alla ruota posteriore da un cambio a 5 marce e da una trasmissione a cardano.
La velocissima superbike di Breganze presentava però non pochi problemi: una ciclistica non soddisfacente, un peso considerevole e la fastidiosa coppia di ribaltamento generata dal V6 in accelerazione, si univano a un'affidabilità precaria soprattutto al cardano, neo non indifferente per una moto nata e pensata per le gare di durata. Inoltre, si rivelò tutt'altro che facile la messa a punto dei 6 carburatori Dell'Orto.
Dopo alcuni test la moto debuttò al Bol d'Or 1978, ultima prova del Campionato Europeo Endurance corsa sul circuito del Paul Ricard, che si concluse con l'ingloriosa rottura del giunto cardanico.
Nonostante le molte doti evidenziate dai piloti, il progetto verrà sospeso e poi annullato poco dopo da Laverda, a causa delle difficili condizioni economiche in cui era venuta a trovarsi l'azienda.
Nonostante le molte doti evidenziate dai piloti, il progetto verrà sospeso e poi annullato poco dopo da Laverda, a causa delle difficili condizioni economiche in cui era venuta a trovarsi l'azienda.
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